piccoli granata crescono

C’era una volta il vivaio più forte d’Italia. Al Filadelfia si fabbricavano trionfi e calciatori da serie A. Irripetibili, quei tempi. Ma da qualche anno il Toro ha ripreso a lavorare con metodo ed efficacia. Un occhio di riguardo ai prospetti piemontesi, pochi stranieri, organici ai limiti dell’età consentita e, quindi, da ricostruire anno dopo anno. Così, da 4 edizioni, il Toro arriva alla Final Eight tricolore. E, dopo il ko incassato un anno fa dal Chievo proprio ai rigori, s’è preso la rivincita. Con Cairo e Lotito in tribuna, ha battuto la Lazio di Simone Inzaghi, favorita perché s’era già presa Supercoppa e Coppa Italia. Ha stretto i denti come aveva fatto contro Milan (eliminato nel quarto ai rigori dopo il 3-3 del 120’) e Fiorentina (3-2 ai supplementari in semifinale). Dopo 8’ ha segnato il fuori-quota Rosso, già visto in A in spezzoni contro Milan e Cesena. Poi, tra una serie di paratissime, al 76’ Zaccagno ha sbagliato l’uscita su corner e Prce lo ha castigato per l’1-1. Un palo per parte, prima dei rigori. Errore granata di Debeljuh, sbagli laziali di Palombi e Pollace per un trionfo fortemente voluto. «Perché noi siamo il Toro e non molliamo mai», dice Zaccagno, classe 1997, azzurrino Under 18 arrivato un’estate fa dal Padova. È tra i pochi che potrà esserci nella prossima stagione, quando il Toro si godrà il debutto in Youth League, non più riservata ai club di Champions.

Uee Gianduiotti.. non allargatevi troppo adesso eh

Bravi Torelli! Bene così.