Qualche giorno addietro parlottando con Luca Chiomenti di Riviera Labs, mi aveva accennato che era entrato in contatto con i produttori della Myspehere, i quali erano rimasti molto colpiti dal suo Aic10 e di come faceva suonare la loro creatura.
Inutile dirvi che ho subito manifestato la mia curiosità a riguardo e ho buttato lì la “solita” richiesta...ci sarebbe l’occasione di provarla?
La cosa ha preso una piega inaspettata e uno di questi pomeriggi Luca mi chiama e mi dice, guarda che qui c’è la Mysphere!
Beh, inutile dirvi la gioia, una occasione ghiotta e di cui debbo ringraziare oltre a Luca anche il progettista nella persona di Heinz Renner che ha permesso tutto questo.
È cosa nota che Heinz Renner e Helmut Rybäck sono i creatori della vecchia k1000, capolavoro di tecnica, realizzato con fantasia e passione, e riproporre a distanza di tempo il vecchio concept ma con le nuove tecnologie oggi disponibili, suppongo che per loro sia stata una grande fatica ma anche qualcosa di immensamente gratificante,, visto e soprattutto sentito il risultato finale.
I’m not a headphone!
Non chiamatela cuffia, le Mysphere sono uno strumento di riproduzione straordinario e differente da qualsiasi altra cuffia provata dal sottoscritto.
Innanzitutto, la Mysphere ha una grossa interazione con l’ambiente circostante e di questo ne risente, ma personalmente lo trovo un punto di forza e non una discriminante.
L’aggettivo ariosità che tanto amiamo citare, in questo contesto di ascolto assume una importanza elevata.
La calzata non è immediata, ma occorrono diversi minuti per raggiungere la cosiddetta calzata perfetta.
Le due capsule scorrono su due binari laterali permettendo di posizionare perfettamente il driver a livello dell’orecchio.
La parte anteriore della capsula deve poggiare sullorecchio, mentre la parte di dietro, rimane aperta creando così un cuscinetto di aria tra driver ed orecchio, condizione che ah,metà l’effetto 3d della cuffia.
Come il classico ascolto con i diffusori, tra il driver e l’orecchio si insinua, anche se in minor misura, quel rumore di fondo che simula un classico evento live.
Non c’è trucco, non c’è inganno, ascoltando ciò che esce dal driver sommato ad una parte dei rumori circostanti, si simula in modo più netto è credibile l’evento live.
La riproduzione di alcuni dischi, assume contorni di una rara bellezza perché l’evento live è preponderante.
Chiude il cerchio una risposta in frequenza percepita alla stregua delle migliori cuffie classiche.
Quel vuoto che si avvertiva in basso con la vecchia k1000, qui in pratica è inesistente, il driver riesce a ricreare una gamma bassa bella presente, profonda, ma netta nell’esecuzione.
L’ascolto di un disco come questo:
ripreso con strumentazione Merging, vi fa letteralmente catapultare nella sala dove sta avvenendo
l’evento. In alcuni passaggi si sentono distintamente i respiri degli esecutori, gli strumenti sono nitidi, mai confusi, sovrapposti con armonia.
Continua...