matte ha scritto:Per le Proac poi io ho sentito le 110 e le 130 e mi sono piaciute
ma direi una bugia se non dicessi di non aver notato un certo effetto "equalizzato" nel senso che gli estremi banda mi sembravano in leggera ( eneanche poi pochissima) evidenza donando alla risposta una certa dose di raffinatezza e gentilezza ma artificiale
mio parere personale condivisibile o meno
Il problema è che quando si parla di un marchio di diffusori si fa un unico guazzabuglio di tutte le serie che questo produttore produce
. Non è il tuo caso, visto che parli di due prodotti specifici: però l'errore sarebbe estendere queste tue impressioni a tutto il marchio ProAC.
Tre sono le serie che ProAc produce, ed hanno caratteristiche complessive ben diverse: la serie Studio, la serie Response, la serie Carbon (la più recente e costosa).
Non ho mai ascoltato la serie Carbon. Ma parlare della serie Studio come se fosse rappresentativa del suono ProAc è come parlare delle B&W prendendo come assioma che la serie 600 sia rappresentativa della qualità di ogni prodotto della casa, Diamond comprese.
A mio parere, ma penso che la logica più elementare venga a mio sostegno, per parlare del suono tipico di un prodottore occorrerebbe ascoltare le serie top, che sono - se non sbaglio - la massima espressione della filosofia sonora di detto produttore. Poi le serie economiche sono o serie mirate ad un mercato specifico (per esempio le Studio sono forse dedicate ad un pubblico più giovane e rockettaro) o comunque serie che combattono con il contenimento dei costi. E quindi non più tanto rappresentative.
Se vogliamo parlare del suono ProAc dobbiamo parlare della serie Response. Così come quando parliamo del suono B&W dovremmo parlare della serie Diamond.
Poi se vogliamo dire che uno specifico diffusore o una specifica serie è meglio di uno specifico diffusore o una specifica serie di un altro produttore è un'altra storia. Ma allora parliamo di serie o di un diffusore e non generalizziamo con il valore complessivo di un marchio. Altrimenti per aver assaggiato due cime di rapa arriviamo alla conclusione che i pomodori non ci piacciono
.
Inoltre, non illudetevi: non esiste il diffusore neutro, cioé trasparente. E' una baggianata del marketing. Secondo voi le B&W non hanno caratteristiche timbriche e sonore perfettamente riconoscibili? Non hanno anch'esse personalità? Certo che la hanno, e chi non se ne avvede è un pò distratto a mio parere. Ma il diffusore monitor non è quello che è come carattere riproduttivo ininfluente sulla resa sonora (è impossibile costruire un diffusore di questo tipo, rassegnatevi), bensì semplicemente un diffusore che fa perfettamente percepire le caratteristiche del messaggio sonoro che gli sta a valle, permettendo quindi di cogliere le caratteristiche timbriche, di mastering, di scena di ogni registrazione ed anche le caratteristiche di ogni apparecchio abbinato.
B&W e ProAc sono due strade diverse per il suono monitor, e sono monitor entrambe. A seconda del gusto dell'acquirente e del contesto in cui vengono inserite (e dello specifico prodotto di cui si narra all'interno di queste due case produttrici), i risultati d'ascolto possono essere i più svariati.
Anche perché l'estremo acuto delle B&W top potrà sembrare a molti più flat, ma nel 99% degli abbinamenti e delle stanze reali degli appassionati è semplicemente presente in un modo che è irriscontrabile nella musica acustica dal vivo. Ed invariante al variare della registrazione ascoltata, quindi costituisce una caratterizzazione ben precisa di questi diffusori. Poi nel rock dal vivo si può invece riscontrare di tutto, basta girare un potenziometro al mixer del tecnico audio....
Sicuramente se stessi pensando alle ProAc farei un saltino in più e arriverei alle D15 (se parliamo di torri), piuttosto che fermarmi alle Studio. Ma questo è l'unico consiglio obiettivo che mi sento di dare.