E' una domanda che mi faccio spesso.
Io ascolto la musica o sento il suono?
Ho come la sensazione che un conto e' ascoltare la musica, un conto e' sentire il suono degli strumenti (in senso ampio del termine, includendo anche le voci).
Spesso si discute sull'accoppiamento dei cavi, degli amplificatore, delle cuffie, si discute su quale sia la miglior incisione, su come sia costituita la miglior catena elettroacustica, su quali casse siano migliori ma si trascura la musica. Il fine diventa il trovare il cavo migliore ma si perde il significato ultimo di tutto quanto che e' ascoltare la musica.
Faccio un esempio. Se vado ad ascoltare una persona che parla in una conferenza, oppure se ascolto una persona che parla al telefono o alla radio, quello che mi interessa e' il messaggio che mi vuole comunicare, non come sia trasmesso e la qualita' della voce che mi arriva, o meglio e' sufficiente che sia comprensibile.
La voce puo' anche arrivarmi perfettamente ma il messaggio puo' essere incomprensibile oppure inutile, mentre posso ascoltare la persona al telefono (quindi con una banda passante minima ma comunque sufficiente a capire le parole) ed ascoltare invece il messaggio che potrebbe essere molto interessante.
L'ideale ovviamente e' che se ascolto qualcuno che parla e la voce e' pure riprodotta bene ed il messaggio che mi vuole comunicare e' anche chiaro, interessante ed ha un senso allora tanto meglio.
Perche' faccio queste considerazioni?
Le faccio perche' spesso chi suona, chi conosce la musica, chi compone, tralascia la catena di riproduzione ed ascolta con i peggiori sistemi audio (mi e' capitato spesso di vedere musicisti con strumenti di riproduzione veramente scarsi, eppure ascoltavano la musica, il messaggio musicale), perche' per chi e' un musicista conta la musica, il messaggio che la musica vuole comunicare, non il suono.
A volte, leggendo i vari interventi sul forum, ho come la sensazione che il fine non sia la riproduzione musicale (intesa come messaggio che il musicista voleva comunicarci), ma il suono fine a se' stesso. Ovvio che l'ideale e' che il suono sia anche riprodotto bene, pero' non sempre, pur essendo riprodotto perfettamente riesce a comunicare qualcosa.
Perche' faccio queste considerazioni?
Perche' , personalmente parlando (quindi potrei sbagliarmi), riesco ad ascoltare la musica, non quando sono in fase di upgrade dell'impianto, non quando sostutisco i cavi, le cuffie, non quando bado alla catena audio, ma quando sono totalmente rilassato, quando riesco ad isolarmi dal resto del mondo, dalle mie preoccupazioni quotidiane, quando non ho problemi, quando non penso a nulla, quando riesco ad estrapolarmi dalla realta'.
In quel momento (se sto ascoltando un disco interessante musicalmente parlando), riesco a dimenticarmi di avere una cuffia in testa, uno stereo acceso e riesco a fluttuare nella melodia. Certo poi che un valido impianto aiuta, ma non solo, conta molto di piu' (secondo me) la predisposizione personale all'ascolto. Quando invece sono teso, stanco, incazzato, svogliato, allora (sempre personalmente parlando), bado di piu' al suono, allo strumento, alla resa dell'impianto. In quel momento mi accorgo che non sto piu' ascoltando della musica ma sentendo dei suoni.
E' un po' come leggere un libro badando alla qualita' della stampa, della rilegatura, dei caratteri, senza pero' lasciarsi trasportare dalla storia raccontata. A volte ho la sensazione che si badi di piu' a come un suono sia riprodotto (piu' o meno fedelmente) che al messaggio che il musicista voleva comunicare.
Va be'. Ho espresso la mia opinione... non e' detto che sia corretta (non sono un musicista e nemmeno uno scrittore).