Hanno scardinato la percezione della musica degli anni Sessanta e Settanta, aprendo le porte della psichedelia e delle atmosfere lisergiche e marchiando a fuoco generazioni di gruppi rock nei decenni successivi con la loro impronta progressive. Oggi, i Pink Floyd si raccontano attraverso una mostra multisensoriale: un percorso sonoro e visivo dai loro esordi ai nostri giorni, che verrà inaugurato in anteprima mondiale il 19 settembre a Milano, in omaggio al film-live a Pompei del 1972 ed al concerto di Venezia del 1989. "The Pink Floyd Exhibition - Their mortal remains", che a Milano sarà ospitata alla Fabbrica del Vapore, è la prima retrospettiva internazionale di una delle band più pionieristiche al mondo, a cui hanno collaborato tutti e tre i componenti, Roger Waters, David Gilmour e Nick Mason. Il percorso inizierà con il periodo psichedelico dei primi anni per continuare attraverso immagini e le musiche dei concept album degli anni '70 e oltre. Ci saranno più di 300 oggetti provenienti da tutto il mondo, alcuni di proprietà dei musicisti, e saranno ripercorsi cinque decenni della band nata a Londra nel 1965, spaziando da interviste, registrazioni, set architettonici, e poi ancora per stampe e sculture. Perché l'opera dei Pink Floyd non è ascrivibile soltanto alla musica. C'è, naturalmente, il contributo alla nascita della psichedelia, a partire dai primi anni con la allucinata guida di Syd Barrett, in cui le atmosfere oniriche e spaziali si mischiano a temi fiabeschi, con suoni al sapore di Lsd. E poi la mitologia dei concept album degli anni '70, quando Roger Waters prende il soppravvento, in cui gli esperimenti sonori si fondono con una ricerca filosofica su temi umani come l'alienazione, il tempo e il denaro in The Dark Side of The Moon o l'omologazione, l'incomunicabilità e l'aberrazione della guerra in The Wall. La magia dei Pink Floyd si nutre però anche di immagini: lo stesso The Wall diventerà un film, con scene immortali come la marcia dei martelli. La potenza visiva di Waters e compagni si esprime plasticamente anche nei live, attraverso l'uso di scenografie e ambientazioni monumentali. In questo filone, si inserisce il rapporto particolare tra la band e l'Italia. Nel 1972, arriva il film-concerto nell'antico Anfiteatro Romano di Pompei: un viaggio metafisico tra sonorità vorticose e ossessive, in uno scenario senza tempo. Di grande impatto visivo sarà anche il concerto del 15 aprile 1989 a San Marco a Venezia, macchiato però dalle immagini di una piazza tra le più belle del mondo sfigurata dai rifiuti. Con l'Italia ha un rapporto particolare anche il leader carismatico dei Pink Floyd, Roger Waters, che la settimana scorsa ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Anzio in memoria del padre, militare britannico rimasto ucciso durante lo sbarco degli alleati nel 1944. A settembre, a Milano, andrà in scena una nuova puntata della storia d'amore tra l'Italia e i Pink Floyd. Una storia multisensoriale, come la mostra "The Pink Floyd Exhibition" racconterà.

