Ha 60 anni, Roberto Zanda.
Sono partiti in 28 per la maratona in solitario tra i ghiacci dello Yukon, in Canada.Dopo cinque giorni, sono rimasti in 3. Davanti a lui, un serbo che ha la metà dei suoi anni. Ma poi succede qualcosa. Qualcosa di non spiegabile. Perché Roberto Zanda è uno che le maratone in solitario le conosce bene. Però sbaglia strada. Abbandona la slitta. Cerca un cartello che non si trova.
Roberto Zanda è arrivato vicinissimo a perdere la sua partita con la vita. "Sono rimasto scalzo e senza guanti, nella neve, a -50 gradi, per 17 ore, solo, nella foresta".
Ha rischiato di morire al confine con l'Alaska, partecipando allo Yukon Artic Ultra, l'ultramaratona in solitaria di 400 chilometri in Canada. "Mi sono attaccato agli affetti e alla fede", ha aggiunto, mentre i sanitari valutano il da farsi per il congelamento di quarto grado di mani e piedi.
Ora l'ultrarunner si trovato al Cto di Torino nel centro specializzato per la ricostruzione degli arti, in particolare della mano. Si procedera' a definire l’amputazione della parte destra, quella più danneggiata dove poco è stato lasciato dall’insulto termico e si interverra' con una protesi. Per quanto riguarda l’arto superiore sinistro, invece, si procederà ad una ricostruzione di una copertura elementare adeguata per ottenere una presa sensibile. Agli arti inferiori il paziente vestirà due protesi.
«È tutto nella testa e nel cuore, il corpo è un mezzo che riesce anche senza arti. Mi sento un paziente impaziente, che non vede l’ora di andarsene via da qui, di tornare a fare sport».
Sono partiti in 28 per la maratona in solitario tra i ghiacci dello Yukon, in Canada.Dopo cinque giorni, sono rimasti in 3. Davanti a lui, un serbo che ha la metà dei suoi anni. Ma poi succede qualcosa. Qualcosa di non spiegabile. Perché Roberto Zanda è uno che le maratone in solitario le conosce bene. Però sbaglia strada. Abbandona la slitta. Cerca un cartello che non si trova.
Roberto Zanda è arrivato vicinissimo a perdere la sua partita con la vita. "Sono rimasto scalzo e senza guanti, nella neve, a -50 gradi, per 17 ore, solo, nella foresta".
Ha rischiato di morire al confine con l'Alaska, partecipando allo Yukon Artic Ultra, l'ultramaratona in solitaria di 400 chilometri in Canada. "Mi sono attaccato agli affetti e alla fede", ha aggiunto, mentre i sanitari valutano il da farsi per il congelamento di quarto grado di mani e piedi.
Ora l'ultrarunner si trovato al Cto di Torino nel centro specializzato per la ricostruzione degli arti, in particolare della mano. Si procedera' a definire l’amputazione della parte destra, quella più danneggiata dove poco è stato lasciato dall’insulto termico e si interverra' con una protesi. Per quanto riguarda l’arto superiore sinistro, invece, si procederà ad una ricostruzione di una copertura elementare adeguata per ottenere una presa sensibile. Agli arti inferiori il paziente vestirà due protesi.
«È tutto nella testa e nel cuore, il corpo è un mezzo che riesce anche senza arti. Mi sento un paziente impaziente, che non vede l’ora di andarsene via da qui, di tornare a fare sport».