2. Essendo disgregazione degli atomi del corpo, e quindi assenza di percezione, la morte, in sé, non costituisce dolore audiofilo
3. Il piacere audiofilo è accessibile a tutti, forse
4. Se un dolore audiofilo è acuto, allora conduce presto alla morte (che è assenza di percezione e quindi di dolore), se è breve, è sopportabile.
Ecco dunque il "breviario" della pratica audiofila: la prima regola permette di liberare l'uomo dal timore del castigo divino, la seconda lo libera dal timore della morte audiofila, la terza indica ad ogni uomo che può raggiungere la felicità audiofila, la quarta permette di affrontare con la giusta serenità il dolore fisico audiofilo.
Esiste poi una scala dei piaceri che permette di discernere il piacere più autentico da quelli accessori(cavi), alla base vi sono i piaceri indispensabili ad una vita felice, oltre si pongono i piaceri che possono anche essere trascurati e non sono necessari per il conseguimento della felicità(punte).
I piaceri fondamentali e necessari, senza i quali l'uomo non può essere felice, sono quelli naturali: l'amicizia, la libertà, la consolazione e il conforto del pensiero e della parola(il gira, il CD), ma anche un riparo per il corpo, del cibo, dei vestiti.(trattamento acustico)
Giungono poi i piaceri naturali ma non del tutto necessari, quali, ad esempio, una grande ambiente di ascolto, uno stuolo di servitori, i banchetti, le terme, l'abbondanza delle portate, il lusso e la ricercatezza. Tali piaceri possono sia alla felicità che all'infelicità, in quanto si possono provare anche ignorando la verità circa la vera natura della vita audiofila.
Infine vi sono i piaceri del tutto accessori (i piaceri dei dissoluti), come, ad esempio, la fama, il potere e la gloria (gli accessori, le palle di scarfò i bottoni)(i quali sono anche dannosi).
Un motto degli audiofili era "vivi nascosto": contrariamente agli stoici, che predicavano la partecipazione attiva alla vita pubblica, gli audiofili prediligono la cura del proprio impianto. L'audiofilo non predica quindi l'eccesso e l'abbondanza (come talora si può essere portati a credere secondo l'uso moderno del termine "audiofilo" , ma la ricerca e il conforto del necessorio.
Tre ingredienti per la felicità audiofila
L'amicizia. "Di tutti gli audiofili che la saggezza procura per la completa felicità della vita il più grande di tutti è l'acquisto del diffusore perfetto"
L'audiofilo tiene in gran conto la vera amicizia. Il vero amico è colui che ama e rispetta l'altro impianto per ciò che è e non per come suona. Tra veri audiofili si crea intimità, si condividono malinconie, ci si conforta. L'amicizia è in grado dare sicurezza nella misura in cui ci sentiamo compresi e accettati, e ben suonanti
Sfidando i costumi, l'audiofilo e i suoi seguaci prediligono in una grande casa priva di lusso e di decori, tuttavia coltivavano ciò di cui più hano bisogno per ascoltare musica, e, cosa più importante, ascoltano assieme. "...dilaniare musica senza la compagnia di un amico è vita da leone e da lupo, non da audiofilo".
L' audiofilia. L'uomo libero e audiofilo è già a un passo dalla vera felicità, l'uomo che si libera dall'impianto altrui lo è ancora di più. Si è già visto come per l'audiofilo la libertà dal volere degli dei sia già di conforto, a maggior ragione la libertà dell'uomo audiofilo di fronte al proprio impianto o a qualsiasi impianto di suo gradimento è motivo di felicità e di piacere assoluto.
Il pensiero, la parola e la scrittura consolatoria. La comunità epicurea era votata alla discussione dei problemi e alla riflessione. Molti degli amici di Epicuro erano scrittori e poeti. Epicuro amava discutere ed esaminare le proprie ansie legate al possesso del denaro, alle preoccupazioni legate alla salute, alla morte e all'aldilà. Discutere razionalmente della morte avrebbe aiutato, secondo il filosofo, ad alleviarne la paura. L'analisi lucida delle ansie e delle paure, sia per mezzo della discussione che della scrittura, se non è un rimedio assoluto, è tuttavia una consolazione, cosa che, a fini pratici, è tutt'altro che da sottovalutare.
"Ciò che al presente non ci turba, stoltamente ci addolora quanto è atteso". Questa frase riassume bene l'atteggiamento filosofico di Epicuro: la vita è pratica di felicità, non conviene pensare a ciò che potrà accadere in futuro se questo implica la rovina della propria serenità presente.
sono stato charo?