mai aver né rancio o lezzo se non del nostro
che nostro è dubbio se lo sia di iure oppur di fatto
o se non sia di contro tutto un ghezzo
e nostro è solo il nostro
ovvero un flatus vocis ovver di ventre
o vero è che è vero solo il vero e vero è
che arròsi siamo e con paffuta solennità
a interrogarci
in do’ lo folle tempo sgugna e in do’ finisce
che ragione comincia
o se comincia
che ci comincia la follìa d’averci senno
e il senno che ci ha la casalinga
che pesa sale e pesa pasta e poi si sbizza
per noia terrestre e intelligenza
che lievita al fondo del secolo o dentro l’utero
da cui tutti fummo gittati al tutto
uno per uno
a far la guerra
che si fa chi s’ama
per morte gaudio o carestia comune
ora che a morte io t’amo
ed è stagion de doler tanto
a ciascun omo che di doler talenta
e per chi no non c’è diverso
accidente non c’è che per goder lo può mostrare
che torcia il quotidiano e già soggòla
per strada il dì di festa e dentro al cesso
noi che tristi siamo nell’aria dolce
che da noi s’attosca
e più non abbiam cognitio o recusatio
ma il male sì
quello che è bell’e pronto né costa arra
quello che non fa rischio e fa l’uomo dabbene
quello che è male sì ma di necessitate viene che viene
quando la vita inzolfa e mo’ grilletta
che poi si grippa e annarca e fa la grisa
come ora che per un po’ di fumo
e un po’ più di solo
s’è matto il cervello e dà di baggio
il baggio della quinta e della nona
il baggio di chi si smangia il vivo e spella addosso
sì che giunto all’osso
hoc est al fondo
ma al fondo fondissimo e fonduto
al fondo di tutte cose di tutte umane cose
che movono a tornar in do’ son rose
bene non c’è né gioia
che c’è il willie o più semplicemente il macht
che ad uso mio e non di dio traduco verbo
e faccio chiosa
che appena ieri c’era ma or dov’è che più non c’è
e s’è fatto accidente il mondo
e accidenti tu che io chiamo amore
ma amor non hai
che ti falla col verbo anche il valore
e non ci hai vertute e canoscenza che son le qualità
che fanno d’ogni animal
uno che viene sempre tardi
a quel che altrui ha già dismesso
ma per risarcimento ci tiene l’io che tiene
chi senza risicar si pappa il tutto
né ci ha chi risica del proprio e il proprio rosica
che proprio e proprio poco senso non da né salute
se non quel che occorra
ancora a risicar senza merzede
che poi prende grande smarrimento
e io dico io come se poi lo fossi
e non ambissi a conti fatti anch’io a un non-io
come fan tutti che per cortesia sociale
se lo fanno e danno
senza temere il danno che temo io che a dir chi sono
son reso muto né mudo penne
che di mudar non ci ho piacere
se per piacer ci sono stretto
a domineddio agli òmini e all’amor mio
che se poi mudo o crepo
non cangia stile il mondo né tanto men si fende
che dio l’è sempre dio e omo l’omo
e l’amore mio rimane amore
ossìa un palpito del core e della mente
che mi trema dentro il tutto e si spaura
se sol mi guarda e mostra che non si scorda
che poi si scorda né muta usanza
se a saper che sapor ci abbia che non ci ho
l’altrui e il suo
mi succio il sangue mio che è del polso o d’altra parte
io che tutte le ho conosciute le notti
che ti mozzichi i denti per il dì che tarda
e poi che ce l’hai davanti tutto davanti proprio davanti
è un bell’affaire o è solo un à faire e basta
che è molto già se lo si fa
molto che lo si fa
e lo si fa che non si sa né c’è altrimenti
poi che tutte le ho conosciute le strade
che toggiano in do’ si parte
che si va si torna e non si trova
fuor che la morte nulla se non la morte
che dentro e fuori c’è morte sorella morte
morte e ancora morte e sempre morte
che vita abbandona e non condona
noi che frusti siamo né fatti domi
a chiedere ragione al tempo del suo tempo
e a dio d’essere dio e all’omo omo
mentre l’amore mio rimane amore
ossìa e chi lo sa perché ti amo
e chiamo amore te che non ci hai core
ma l’ardore quello sì e al calor rosso
che dai sensi viene che viene
oh sì tu vieni
oh sì sì sììì
e vengo anch’io
in fondo e dentro all’utero o alla tua gola
sversando con lo sperma ogni ragione
ma il talento quello no che resta intatto
e io sol uno
ancor m’appresto
a sostener la guerra che sempre tocca
quei che smessa la pietà per sé e per gli altri
nel mezzo del cammin della sua vita
che è solo sua e non è certo nostra
si trova solo e uno dentro il letto
e sol e uno lo è anche per strada
la sera del dì di festa e del feriale
se piove mangia caga o se s’ammatta
se fuma fotte parla o se sta zitto
che morte lui ci ha dentro che lo respira
e morte anch’io ci ho dentro e insieme amore
ma tu amore mio
amore bianco e vermiglio
amore senza simiglio
amore e a cui m’apiglio?
amore bianco e immondo
amore volto giocondo
amore dolc’e placente
amore di me dolente
amore mio amor tu mi dai morte
spisciolandomi sul core e sulle idee
così che giunto al fondo dove or mi tengo
or vedo e qui m’infollo
e qui m’incaglio
che quanto piace al mondo non son le fòle
con cui da solo si lede chi quello fere
ma balocchi profumi e quanto è bono
a chi del suo letame a sé fa strame
come strame fai tu amore del mio amore
or che dipana l’anno e io maledico
il mese il giorno e l’ora che fosti amore
ossìa un palpito del core e della mente
che or sì strutti
salute più non tengo o canoscenza
né ci ho vertute o altro
o altro vuoi
ma che altro vuoi da me che non sia sempre lo stesso
e dolci baci e languide carezze e viole
e cattleyes al tuo adulterio
che a mescolar la scena e un po’ di vero finisce
che si prende poi sul serio
il serio della scena e non del vero
che a dirlo e farlo nessuno mette becco
ma becco è quel biondin ch’è tuo marito
e becco anch’io che chi lo sa chi sono
e qui a frusto a dindi eppure a pappa
non ci ho nella beltà ristoro al male
ma il male sì
sottile
in cui m’arrocco
del secolo dell’omo o solo mio
da quando iddìo segnòr del tempo e d’ogni eterno
sé disse dio dell’omo e dell’omìno
che sapiens o insipiens non sciacca lucco
pretende ancor per sé il cul dell’ens
e però sciamanni chi lo vòle il suo di giorno
lo faccia pur di notte a canca e batta
foresto urbano esperto o imperito
che tutto scorre come fu già detto
e poi gli fu obiettato che invece è fisso
per cui mi doccio
e sento gran doglianza di dubitare
e aver motivi al dubbio
se corre cola scola
oppur sta saldo
che mo’ mi par d’un modo e mo’ d’un altro
sì che mi sfolce il senno
e mi rimane quel tanto
che mi dolga ancora d’averne
e dunque non c’è dunque su cui puntelli
e a te sì a te amor che indugi e strappi
da entro al petto mio ogni dolzore
a te sì a te amor che ad amor mi movi
io grido che non ci ho rimedio al male
ma ci ho il furor ch’è mio e sempre allide
chi dell’urlo suo di sè fa eco e loppia
sì che giunto dove son giunto
ovvero al punto
che fu già detto Tiche
che mater est puttanissima
mater dell’omo e dell’omìno
mi vien la voglia che ci ha chi ha in uso citare
come esempio i casi suoi
e giudicando
che non al postero pertiene la sentenza
s’arroga di diritto di fatto o di suo arbitrio
di far con la quistion il punto e la vendetta
per cui ad un villan che stupido s’inurba
hoc est a tuo marito e a te medesma
qui dedico a mo’ di omaggio
quanto già appresi tra le cosce tue
sebben da te io sappia e dal tuo biondino
che son parole solo né ci hanno senso
come il mio amore e tutto ciò che è mio
ma tutto insegnarmi tu non puoi o l’unica qui è di fare
alla fine un po’ alla volta
o di non fare
per dopo che dopo è foglia passa che è una vita
che non abbiam ragione o torto o legge o fede
e siamo senza ordine e senza rivoluzione
a spisciolar e a lustrar sul dosso
poi che fimbria l’intelletto nella schiena
e fimbria negli ideologici stupori
e adagio nelle notti che pontano
berciando senza dolore
e negli angoli quegli angoli là dove
il dove è dove
ma dove siamo
che nell’immemore equilibrio immemore
che ci ha il domani
non c’è domani non c’è sfizio né virtù né argomento
neanche un lecca lecca o una lattìmma
c’è che non sia già qui
et nostalgia di pietra et arcata sopraciliare
et panico et straforo et testicolo et lume
et rameggio et christ che dir si voglia
et l’assolo
et l’uccel di dio
et propizievole molto la figa
et il gotto col suo stampino et il coro
et il cataclisma et la dolce ferita d’amore
et la mutanda che non viene giù
et il poietico
et la téta
et Liliana & Marco et nessuno et molti
et il neuma et crac et sì et cetera
et erà et rà et à ohi rombolà per cui si sa che
ci ha messo che
ci ha messo l’alto e il non potere dell’occidente
che nostro è dubbio se lo sia di iure oppur di fatto
o se non sia di contro tutto un ghezzo
e nostro è solo il nostro
ovvero un flatus vocis ovver di ventre
o vero è che è vero solo il vero e vero è
che arròsi siamo e con paffuta solennità
a interrogarci
in do’ lo folle tempo sgugna e in do’ finisce
che ragione comincia
o se comincia
che ci comincia la follìa d’averci senno
e il senno che ci ha la casalinga
che pesa sale e pesa pasta e poi si sbizza
per noia terrestre e intelligenza
che lievita al fondo del secolo o dentro l’utero
da cui tutti fummo gittati al tutto
uno per uno
a far la guerra
che si fa chi s’ama
per morte gaudio o carestia comune
ora che a morte io t’amo
ed è stagion de doler tanto
a ciascun omo che di doler talenta
e per chi no non c’è diverso
accidente non c’è che per goder lo può mostrare
che torcia il quotidiano e già soggòla
per strada il dì di festa e dentro al cesso
noi che tristi siamo nell’aria dolce
che da noi s’attosca
e più non abbiam cognitio o recusatio
ma il male sì
quello che è bell’e pronto né costa arra
quello che non fa rischio e fa l’uomo dabbene
quello che è male sì ma di necessitate viene che viene
quando la vita inzolfa e mo’ grilletta
che poi si grippa e annarca e fa la grisa
come ora che per un po’ di fumo
e un po’ più di solo
s’è matto il cervello e dà di baggio
il baggio della quinta e della nona
il baggio di chi si smangia il vivo e spella addosso
sì che giunto all’osso
hoc est al fondo
ma al fondo fondissimo e fonduto
al fondo di tutte cose di tutte umane cose
che movono a tornar in do’ son rose
bene non c’è né gioia
che c’è il willie o più semplicemente il macht
che ad uso mio e non di dio traduco verbo
e faccio chiosa
che appena ieri c’era ma or dov’è che più non c’è
e s’è fatto accidente il mondo
e accidenti tu che io chiamo amore
ma amor non hai
che ti falla col verbo anche il valore
e non ci hai vertute e canoscenza che son le qualità
che fanno d’ogni animal
uno che viene sempre tardi
a quel che altrui ha già dismesso
ma per risarcimento ci tiene l’io che tiene
chi senza risicar si pappa il tutto
né ci ha chi risica del proprio e il proprio rosica
che proprio e proprio poco senso non da né salute
se non quel che occorra
ancora a risicar senza merzede
che poi prende grande smarrimento
e io dico io come se poi lo fossi
e non ambissi a conti fatti anch’io a un non-io
come fan tutti che per cortesia sociale
se lo fanno e danno
senza temere il danno che temo io che a dir chi sono
son reso muto né mudo penne
che di mudar non ci ho piacere
se per piacer ci sono stretto
a domineddio agli òmini e all’amor mio
che se poi mudo o crepo
non cangia stile il mondo né tanto men si fende
che dio l’è sempre dio e omo l’omo
e l’amore mio rimane amore
ossìa un palpito del core e della mente
che mi trema dentro il tutto e si spaura
se sol mi guarda e mostra che non si scorda
che poi si scorda né muta usanza
se a saper che sapor ci abbia che non ci ho
l’altrui e il suo
mi succio il sangue mio che è del polso o d’altra parte
io che tutte le ho conosciute le notti
che ti mozzichi i denti per il dì che tarda
e poi che ce l’hai davanti tutto davanti proprio davanti
è un bell’affaire o è solo un à faire e basta
che è molto già se lo si fa
molto che lo si fa
e lo si fa che non si sa né c’è altrimenti
poi che tutte le ho conosciute le strade
che toggiano in do’ si parte
che si va si torna e non si trova
fuor che la morte nulla se non la morte
che dentro e fuori c’è morte sorella morte
morte e ancora morte e sempre morte
che vita abbandona e non condona
noi che frusti siamo né fatti domi
a chiedere ragione al tempo del suo tempo
e a dio d’essere dio e all’omo omo
mentre l’amore mio rimane amore
ossìa e chi lo sa perché ti amo
e chiamo amore te che non ci hai core
ma l’ardore quello sì e al calor rosso
che dai sensi viene che viene
oh sì tu vieni
oh sì sì sììì
e vengo anch’io
in fondo e dentro all’utero o alla tua gola
sversando con lo sperma ogni ragione
ma il talento quello no che resta intatto
e io sol uno
ancor m’appresto
a sostener la guerra che sempre tocca
quei che smessa la pietà per sé e per gli altri
nel mezzo del cammin della sua vita
che è solo sua e non è certo nostra
si trova solo e uno dentro il letto
e sol e uno lo è anche per strada
la sera del dì di festa e del feriale
se piove mangia caga o se s’ammatta
se fuma fotte parla o se sta zitto
che morte lui ci ha dentro che lo respira
e morte anch’io ci ho dentro e insieme amore
ma tu amore mio
amore bianco e vermiglio
amore senza simiglio
amore e a cui m’apiglio?
amore bianco e immondo
amore volto giocondo
amore dolc’e placente
amore di me dolente
amore mio amor tu mi dai morte
spisciolandomi sul core e sulle idee
così che giunto al fondo dove or mi tengo
or vedo e qui m’infollo
e qui m’incaglio
che quanto piace al mondo non son le fòle
con cui da solo si lede chi quello fere
ma balocchi profumi e quanto è bono
a chi del suo letame a sé fa strame
come strame fai tu amore del mio amore
or che dipana l’anno e io maledico
il mese il giorno e l’ora che fosti amore
ossìa un palpito del core e della mente
che or sì strutti
salute più non tengo o canoscenza
né ci ho vertute o altro
o altro vuoi
ma che altro vuoi da me che non sia sempre lo stesso
e dolci baci e languide carezze e viole
e cattleyes al tuo adulterio
che a mescolar la scena e un po’ di vero finisce
che si prende poi sul serio
il serio della scena e non del vero
che a dirlo e farlo nessuno mette becco
ma becco è quel biondin ch’è tuo marito
e becco anch’io che chi lo sa chi sono
e qui a frusto a dindi eppure a pappa
non ci ho nella beltà ristoro al male
ma il male sì
sottile
in cui m’arrocco
del secolo dell’omo o solo mio
da quando iddìo segnòr del tempo e d’ogni eterno
sé disse dio dell’omo e dell’omìno
che sapiens o insipiens non sciacca lucco
pretende ancor per sé il cul dell’ens
e però sciamanni chi lo vòle il suo di giorno
lo faccia pur di notte a canca e batta
foresto urbano esperto o imperito
che tutto scorre come fu già detto
e poi gli fu obiettato che invece è fisso
per cui mi doccio
e sento gran doglianza di dubitare
e aver motivi al dubbio
se corre cola scola
oppur sta saldo
che mo’ mi par d’un modo e mo’ d’un altro
sì che mi sfolce il senno
e mi rimane quel tanto
che mi dolga ancora d’averne
e dunque non c’è dunque su cui puntelli
e a te sì a te amor che indugi e strappi
da entro al petto mio ogni dolzore
a te sì a te amor che ad amor mi movi
io grido che non ci ho rimedio al male
ma ci ho il furor ch’è mio e sempre allide
chi dell’urlo suo di sè fa eco e loppia
sì che giunto dove son giunto
ovvero al punto
che fu già detto Tiche
che mater est puttanissima
mater dell’omo e dell’omìno
mi vien la voglia che ci ha chi ha in uso citare
come esempio i casi suoi
e giudicando
che non al postero pertiene la sentenza
s’arroga di diritto di fatto o di suo arbitrio
di far con la quistion il punto e la vendetta
per cui ad un villan che stupido s’inurba
hoc est a tuo marito e a te medesma
qui dedico a mo’ di omaggio
quanto già appresi tra le cosce tue
sebben da te io sappia e dal tuo biondino
che son parole solo né ci hanno senso
come il mio amore e tutto ciò che è mio
ma tutto insegnarmi tu non puoi o l’unica qui è di fare
alla fine un po’ alla volta
o di non fare
per dopo che dopo è foglia passa che è una vita
che non abbiam ragione o torto o legge o fede
e siamo senza ordine e senza rivoluzione
a spisciolar e a lustrar sul dosso
poi che fimbria l’intelletto nella schiena
e fimbria negli ideologici stupori
e adagio nelle notti che pontano
berciando senza dolore
e negli angoli quegli angoli là dove
il dove è dove
ma dove siamo
che nell’immemore equilibrio immemore
che ci ha il domani
non c’è domani non c’è sfizio né virtù né argomento
neanche un lecca lecca o una lattìmma
c’è che non sia già qui
et nostalgia di pietra et arcata sopraciliare
et panico et straforo et testicolo et lume
et rameggio et christ che dir si voglia
et l’assolo
et l’uccel di dio
et propizievole molto la figa
et il gotto col suo stampino et il coro
et il cataclisma et la dolce ferita d’amore
et la mutanda che non viene giù
et il poietico
et la téta
et Liliana & Marco et nessuno et molti
et il neuma et crac et sì et cetera
et erà et rà et à ohi rombolà per cui si sa che
ci ha messo che
ci ha messo l’alto e il non potere dell’occidente