conda parte
che tutto può ma non posso io
ci ha messo l’unghia e il pelo d’aria
di lampegno di febbrile e di fatica con gran fatica
un quarto di manzo e di fuso orario
e lente sferze e dura biocca alla rigogna
che non si vede un mesone che è un mesone
ma già è la notte sui tuoi dolci seni
sul culo del bue e della vacca
che malinconica
che rude
che rotta
che dirotta per dove dirompe
che io passai con tanta piéta la notte che fui
per far di me gibetto
e dentro e lungo e al largo e su nella palanca
in cui si scarica lo spirito lemonato della vita
tra alunni gesuiti e ciance allegre
o tra llà llà in corso Italia e a via Manzoni
a cor di gridi lagni e dolci lai
ma tu chiedilo a Maria se tuo marito può e sa
e non sa che tu sì
sì ma raramente
sì e se ti vien la voglia che viene
a chi da solo se la toglie
perché a soffrire e anche a godere
da soli si è sempre soli
si è che si perde pietà e civil rispetto
e tu fai finta d’averci un incubo
che un po’ per suo piacere ma più per il tuo
indugia a dartelo perché tu ne abbia smania
e di più ne abbia
e l’abbia come quella l’ha che l’hai veduta in TV
che ci avevi la notte da passare
che ci ha chi a Monza l’ha
o come me l’ha
che ci ho il frutto il seme e l’ago
che ci hanno chi si fa per troppo o poco o che sciutto
come il morto del vivo dell’astratto e del geometrico
distinguere non seppi
se tenero mi davi oppur foppìgno
che greve è come castagne
l’autunno che perdi capelli foglie e voglie
e per una pillola del giorno dopo
per una pillola di estrogeni sintetici e progesterone
per una pillola una piccola pillola
è fatto selvaggio il cuore
o è un’anomalìa
o è che altro è che qui
neanche un lecca lecca o una lattìmma
c’è che non sia già qui
che è qui che tu già vieni
certo veniamo
vengo vengo subito e vengo anch’io
senza un movimento apparente e senza ragione
a scongiurare la notte dolce e un po’ baldracca
di indugiare
per un pompin per un pompin d’amore
sulla favola bella sull’orto e Le Sieur de Machy
ora che io t’ho insegnato tutto
anche come si gode a goder d’orgasmo
e lo spirito dell’epoca lo esige e tuo figlio anche
che si commòve a spenger la torta
mentre Aldo clic con la Canon ferma l’istante
per Maria concepita per far peccati e farli fare
Maria la dolce la pigra la piena di grazia
tra donne senza grazia
e ciò sia detto bene
e bene anche il frutto del seme loro
che sì si perda ma adesso ma subito
che vorrei che il mondo per scissione nucleare saltasse
a tempo a prestissimo e con dolcezza
ma adesso ma subito
che non c’è più orina nello scroto
c’è invece che ti guardo morderti il labbro
tra Regate Fieste e Liliane ciarline
d’ogni formato e poppa
con reggiseno calze e slip trapunti a telle a fili e a punti
c’è che dove sperpero là raccolgo
e là e qui e dove il domani che io non potrò
dopo una lezione un caffé o uno svuotino
baciarti polpastrelli e ciglia
e quella zona sensibile del collo
così sensibile
dietro l’orecchio
e poi vivere di che bisogna vivere
oltreché pensare poi che non apprendemmo bene
a pensare a credere e manco a vivere
noi che della carica animale facemmo maschera
e perché no? arte sottile
noi gli iperenziali gli aujourd’hui dell’immaginazione
i patematici che d’ogni violenza d’ogni motivazione
con colla fumetti e traumi tecnologici
auscultammo al tatto le Variazioni di Webern
e la favola bella che ieri ci illuse
ed è sempre più bella ma sempre men ci illude
noi sapienti
e troppo
per distinguere i priapismi dell’intelletto
da quelli del buon senso
e io fra tanti cui il lavoro-vita ora incalza
che incalza te che amo e son scalzato
per un buco nero del cuore
in cui dopo ponderata riflessione ora ci imbuzzo:
clinica aeritalia servi di cristo e di berlicche
Poesie a Tiù che non traduco più
aiax scopa vileda
l’intellettuale che fa da sé solo per tre e son sempre tre
chi non lo è che fa per tre che fa per sé e son più di tre
4 aborti una figlia un divorzio
istorie tante tutte con sante
11 anni di lavoro
3 corsi di lingue in cassette con relative dispense
Perhaps Love di Domingo tuo regalo di Natale
1/2 bastoncino Findus ancora surgelato e un pollo Arena
40 compresse di Mogadon per quando l’insonnia è tanta
39 compresse di Mogadon per quando la vita è poca
7.5 grammi di pakistano
un canto di Pound un canterò un canterai
la maritata che tra le maritali cosce arremba
eppur si sghemba
la vergine che più non lo è se non per te
chi di potta s’astiene
che ci ha la bocca che non ci ha chi pura l’ha
che fa di Q o fa di D o fa dada ma sempre fa
come fai tu e non godi più
se non con me e non sai perché
3 Marlboro 1 ciondolo a forma d’uccello 3/4 di idee
2/4 d’ora 1 ventilatore 1 IUD 3 spezzaunghie
3 R3 che usai con te
2 R2 a prevenir la lue
6 R6 che usai con lei
Panorami Espressi Confidenze che più non se ne può
foto di El con capezzolo ombelico pelo
un po’ del tuo e un po’ del suo
e anche del mio e di chi so io
i favolosi anni sessanta
un figlio di Maria
un così sia e un sia diverso
un sia uguale e un sia e basta
un malnato un malmenato un malvivo e un mar morto
e poi perché sia pieno il conto e io sia imparziale
c’imbuzzo anche tuo padre
ma con rispetto ma con permette? e guanti gialli
che sempre tuo padre è
l’umile et paziente et onnivoro pater
che pater et pater familias oh pater
di che tu labi
sì tu proprio tu mio dolce amore
propriamente tu mea Betsy
mea non dicibile che pur sei detta
che amante che amica
che sì che no che sì e no e altre ni
e ora sì e ora no
e trac di nuovo
a capo
a marcire nel weel-end
come in una cattedrale che riapre
per il millennio e solo per chi crede
o altrove e in funzione di sedia
o presso francesca mia figlia
che è di già anni sette nata d’ottobre
e che allo stato dei fatti e della materia
è un nuovo corso della storia che è poi l’antico
che ci ha il sonno che ci ho io
che non l’ho mai vista dormire
per cui non spero di tornare finché non torno e spero
che a chi rimane torni a fare la circense animula
e la mentula e una rinnovata sapienza ermetica
che inaridita distrutta infinita impropria
carezza alla superficie dell’involucro
con necessaria e banale angoscia
per tutto ciò che si è inteso per leben e glosse varie
mentre El ancora tambura tra le ciglia
il pomeriggio che con tanto amore
amore deglutì e sperma e birra
sì che fu incinta
per cui nutrite schiere di talpe
innumerevoli e indefesse
scavarono cunicoli molti dritti e curvi
privi di sbocco ai margini della memoria
e vissi fumando erba
le altre vite che vissi e furono eguali
il movimento romantico della materia
la nascita di mia madre
la gabbietta di Ezra e l’estate pisana
senza più spirito sociale e nobile humanitas
e convinzione che la logica sembra essere fatta
per smentirsi
e smentire che soli siamo come un libertino senza slip
dove c’è la confusione che c’è dove
c’è il supermarket e la sublimità e l’altezza
che ci ha il lucido diamante della ragione inflessibile
che ci hanno la tesi sadica di uomo subpremo
e i capricci del ventre e dei condotti spermantici
e dove sotto il velo del profondo mistero
dell’inerzia e dei particolari il particolare c’è
che siamo
che stranieri siamo alla nostra estraneità
e al domillennio che ne sfrasca
e sfrasca il comunista il cattolico
e chi non lo è che cazzo è
la trippa d’oro il profano e il deretano
monsù che sai tu e so pur’io
sfrasca la poiesi il malgioglio e il maltolto
e sfraschi anche tu amore mio
che amore mio sei mio come amore e come mio
e non hai né qui né là non hai nemmeno stupidità
ma abbastanza cinica
per non militare nell’acido
o più semplicemente nella poesia
che sono principio e fine d’ogni principio e fine
per cui mi dico ora e sempre
in articulo vitae et mortis et cojonis
che son minore e non ho gusto
non ho fatti non ho idee
non ho decenza o libertà
non ho malizia né bontà
e ascolto
ascolto che si fa sera
che è un bel pezzo cho ascolto e si fa sera
da che invasi campo e mestiere e donne ai vivi
perché istrione io sono e anche ovvio
e già mi scapola la voce che dietro ai passi sparla
che ancora son di sopra tra lazzi sorbi
e guerra d’ogni guerra che sono guerra
ed è sempre la guerra
e dunque ardisco lanciarti un’ipotesi
un ultimatum
un testamento
è bello ciò che ami, il resto è solfa
ciò che ami rimane qui con te, è il tuo domani
il mondo non appartiene a nessuno, solo al tuo amore
il centauro è una formica nel suo mondo di draghi
strappa da te la paura
non fu dio o tuo padre a creare
l’ordine la rivoluzione e l’inerzia
strappa da te la paura, fa’ presto, strappala
impara dal soffrire quale sia il tuo luogo
nella vanità della vanità o nel coraggio del coraggio
sei una donna bastonata sotto la legge
un’aguglia gravigrada senza più becco
metà tutto metà niente
né distingui un dado da una sua faccia
come è meschina la tua paura nutrita di passione
avida di distruggermi, avara d’amore
strappa da te la paura, fa’ presto, strappala
ma aver avuto paura in luogo di non averne avuta
aver con dubbio fatto perché ancora ci fosse a fare
questo non è errore
qui l’errore è in ciò che non si farà
nella paura che non farà fare
che tutto può ma non posso io
ci ha messo l’unghia e il pelo d’aria
di lampegno di febbrile e di fatica con gran fatica
un quarto di manzo e di fuso orario
e lente sferze e dura biocca alla rigogna
che non si vede un mesone che è un mesone
ma già è la notte sui tuoi dolci seni
sul culo del bue e della vacca
che malinconica
che rude
che rotta
che dirotta per dove dirompe
che io passai con tanta piéta la notte che fui
per far di me gibetto
e dentro e lungo e al largo e su nella palanca
in cui si scarica lo spirito lemonato della vita
tra alunni gesuiti e ciance allegre
o tra llà llà in corso Italia e a via Manzoni
a cor di gridi lagni e dolci lai
ma tu chiedilo a Maria se tuo marito può e sa
e non sa che tu sì
sì ma raramente
sì e se ti vien la voglia che viene
a chi da solo se la toglie
perché a soffrire e anche a godere
da soli si è sempre soli
si è che si perde pietà e civil rispetto
e tu fai finta d’averci un incubo
che un po’ per suo piacere ma più per il tuo
indugia a dartelo perché tu ne abbia smania
e di più ne abbia
e l’abbia come quella l’ha che l’hai veduta in TV
che ci avevi la notte da passare
che ci ha chi a Monza l’ha
o come me l’ha
che ci ho il frutto il seme e l’ago
che ci hanno chi si fa per troppo o poco o che sciutto
come il morto del vivo dell’astratto e del geometrico
distinguere non seppi
se tenero mi davi oppur foppìgno
che greve è come castagne
l’autunno che perdi capelli foglie e voglie
e per una pillola del giorno dopo
per una pillola di estrogeni sintetici e progesterone
per una pillola una piccola pillola
è fatto selvaggio il cuore
o è un’anomalìa
o è che altro è che qui
neanche un lecca lecca o una lattìmma
c’è che non sia già qui
che è qui che tu già vieni
certo veniamo
vengo vengo subito e vengo anch’io
senza un movimento apparente e senza ragione
a scongiurare la notte dolce e un po’ baldracca
di indugiare
per un pompin per un pompin d’amore
sulla favola bella sull’orto e Le Sieur de Machy
ora che io t’ho insegnato tutto
anche come si gode a goder d’orgasmo
e lo spirito dell’epoca lo esige e tuo figlio anche
che si commòve a spenger la torta
mentre Aldo clic con la Canon ferma l’istante
per Maria concepita per far peccati e farli fare
Maria la dolce la pigra la piena di grazia
tra donne senza grazia
e ciò sia detto bene
e bene anche il frutto del seme loro
che sì si perda ma adesso ma subito
che vorrei che il mondo per scissione nucleare saltasse
a tempo a prestissimo e con dolcezza
ma adesso ma subito
che non c’è più orina nello scroto
c’è invece che ti guardo morderti il labbro
tra Regate Fieste e Liliane ciarline
d’ogni formato e poppa
con reggiseno calze e slip trapunti a telle a fili e a punti
c’è che dove sperpero là raccolgo
e là e qui e dove il domani che io non potrò
dopo una lezione un caffé o uno svuotino
baciarti polpastrelli e ciglia
e quella zona sensibile del collo
così sensibile
dietro l’orecchio
e poi vivere di che bisogna vivere
oltreché pensare poi che non apprendemmo bene
a pensare a credere e manco a vivere
noi che della carica animale facemmo maschera
e perché no? arte sottile
noi gli iperenziali gli aujourd’hui dell’immaginazione
i patematici che d’ogni violenza d’ogni motivazione
con colla fumetti e traumi tecnologici
auscultammo al tatto le Variazioni di Webern
e la favola bella che ieri ci illuse
ed è sempre più bella ma sempre men ci illude
noi sapienti
e troppo
per distinguere i priapismi dell’intelletto
da quelli del buon senso
e io fra tanti cui il lavoro-vita ora incalza
che incalza te che amo e son scalzato
per un buco nero del cuore
in cui dopo ponderata riflessione ora ci imbuzzo:
clinica aeritalia servi di cristo e di berlicche
Poesie a Tiù che non traduco più
aiax scopa vileda
l’intellettuale che fa da sé solo per tre e son sempre tre
chi non lo è che fa per tre che fa per sé e son più di tre
4 aborti una figlia un divorzio
istorie tante tutte con sante
11 anni di lavoro
3 corsi di lingue in cassette con relative dispense
Perhaps Love di Domingo tuo regalo di Natale
1/2 bastoncino Findus ancora surgelato e un pollo Arena
40 compresse di Mogadon per quando l’insonnia è tanta
39 compresse di Mogadon per quando la vita è poca
7.5 grammi di pakistano
un canto di Pound un canterò un canterai
la maritata che tra le maritali cosce arremba
eppur si sghemba
la vergine che più non lo è se non per te
chi di potta s’astiene
che ci ha la bocca che non ci ha chi pura l’ha
che fa di Q o fa di D o fa dada ma sempre fa
come fai tu e non godi più
se non con me e non sai perché
3 Marlboro 1 ciondolo a forma d’uccello 3/4 di idee
2/4 d’ora 1 ventilatore 1 IUD 3 spezzaunghie
3 R3 che usai con te
2 R2 a prevenir la lue
6 R6 che usai con lei
Panorami Espressi Confidenze che più non se ne può
foto di El con capezzolo ombelico pelo
un po’ del tuo e un po’ del suo
e anche del mio e di chi so io
i favolosi anni sessanta
un figlio di Maria
un così sia e un sia diverso
un sia uguale e un sia e basta
un malnato un malmenato un malvivo e un mar morto
e poi perché sia pieno il conto e io sia imparziale
c’imbuzzo anche tuo padre
ma con rispetto ma con permette? e guanti gialli
che sempre tuo padre è
l’umile et paziente et onnivoro pater
che pater et pater familias oh pater
di che tu labi
sì tu proprio tu mio dolce amore
propriamente tu mea Betsy
mea non dicibile che pur sei detta
che amante che amica
che sì che no che sì e no e altre ni
e ora sì e ora no
e trac di nuovo
a capo
a marcire nel weel-end
come in una cattedrale che riapre
per il millennio e solo per chi crede
o altrove e in funzione di sedia
o presso francesca mia figlia
che è di già anni sette nata d’ottobre
e che allo stato dei fatti e della materia
è un nuovo corso della storia che è poi l’antico
che ci ha il sonno che ci ho io
che non l’ho mai vista dormire
per cui non spero di tornare finché non torno e spero
che a chi rimane torni a fare la circense animula
e la mentula e una rinnovata sapienza ermetica
che inaridita distrutta infinita impropria
carezza alla superficie dell’involucro
con necessaria e banale angoscia
per tutto ciò che si è inteso per leben e glosse varie
mentre El ancora tambura tra le ciglia
il pomeriggio che con tanto amore
amore deglutì e sperma e birra
sì che fu incinta
per cui nutrite schiere di talpe
innumerevoli e indefesse
scavarono cunicoli molti dritti e curvi
privi di sbocco ai margini della memoria
e vissi fumando erba
le altre vite che vissi e furono eguali
il movimento romantico della materia
la nascita di mia madre
la gabbietta di Ezra e l’estate pisana
senza più spirito sociale e nobile humanitas
e convinzione che la logica sembra essere fatta
per smentirsi
e smentire che soli siamo come un libertino senza slip
dove c’è la confusione che c’è dove
c’è il supermarket e la sublimità e l’altezza
che ci ha il lucido diamante della ragione inflessibile
che ci hanno la tesi sadica di uomo subpremo
e i capricci del ventre e dei condotti spermantici
e dove sotto il velo del profondo mistero
dell’inerzia e dei particolari il particolare c’è
che siamo
che stranieri siamo alla nostra estraneità
e al domillennio che ne sfrasca
e sfrasca il comunista il cattolico
e chi non lo è che cazzo è
la trippa d’oro il profano e il deretano
monsù che sai tu e so pur’io
sfrasca la poiesi il malgioglio e il maltolto
e sfraschi anche tu amore mio
che amore mio sei mio come amore e come mio
e non hai né qui né là non hai nemmeno stupidità
ma abbastanza cinica
per non militare nell’acido
o più semplicemente nella poesia
che sono principio e fine d’ogni principio e fine
per cui mi dico ora e sempre
in articulo vitae et mortis et cojonis
che son minore e non ho gusto
non ho fatti non ho idee
non ho decenza o libertà
non ho malizia né bontà
e ascolto
ascolto che si fa sera
che è un bel pezzo cho ascolto e si fa sera
da che invasi campo e mestiere e donne ai vivi
perché istrione io sono e anche ovvio
e già mi scapola la voce che dietro ai passi sparla
che ancora son di sopra tra lazzi sorbi
e guerra d’ogni guerra che sono guerra
ed è sempre la guerra
e dunque ardisco lanciarti un’ipotesi
un ultimatum
un testamento
è bello ciò che ami, il resto è solfa
ciò che ami rimane qui con te, è il tuo domani
il mondo non appartiene a nessuno, solo al tuo amore
il centauro è una formica nel suo mondo di draghi
strappa da te la paura
non fu dio o tuo padre a creare
l’ordine la rivoluzione e l’inerzia
strappa da te la paura, fa’ presto, strappala
impara dal soffrire quale sia il tuo luogo
nella vanità della vanità o nel coraggio del coraggio
sei una donna bastonata sotto la legge
un’aguglia gravigrada senza più becco
metà tutto metà niente
né distingui un dado da una sua faccia
come è meschina la tua paura nutrita di passione
avida di distruggermi, avara d’amore
strappa da te la paura, fa’ presto, strappala
ma aver avuto paura in luogo di non averne avuta
aver con dubbio fatto perché ancora ci fosse a fare
questo non è errore
qui l’errore è in ciò che non si farà
nella paura che non farà fare