CCristian ha scritto:Mentre cerco un'esecuzione come si deve della Piano Sonata #14 In C Sharp Minor, Op. 27/2, "Moonlight" di Beethoven, mi ascolto:
..e qui sò che viene eseguita come chi l'ha composta l'ha pensata...ovvio sono la stessa persona
P.S. Già che ci sono ne approfitto:
Mi consigliate un'esecuzione come si deve della: Piano Sonata #14 In C Sharp Minor, Op. 27/2, di BeethovenCiao
Cristian
Aldilà del pianista Rachmaninoff che esegue sé stesso (un vero caso di urtext sonoro!!!!), sono contento che ci sia qualcuno interessato alla esecuzione, e non solo alla registrazione, come spesso succede non solo su queste pagine
. Comunque nel caso si tratta di registrazioni monofoniche molto intellegibili, quindi assolutamente sufficienti alla comprensione del brano.
La sonata opera 27/2 è un vero casino
. Nel senso che già il titolo (apocrifo) porta fuori strada, a mio parere. L'immagine "una passeggiata al chiaro di luna di due innamorati" che viene spesso associata al primo movimento di questa sonata è una immagine romantica, ottocentesca, probabilmente assolutamente lontana dall'immagine che Beethoven stesso aveva del brano. Che ha infatti una tensione interna, se ci si incontra con il pianista che riesce ad esprimerla, molto inquietante. Oltretutto andrebbe suonata col pedale sempre abbassato: con i pianoforti moderni questo provoca dei problemi di intellegibilità del tessuto musicale, e quindi sta al pianista graduare l'effetto alzando ed abbassando il pedale senza però rinunciarvi. Insomma, un pasticcio, sia dal punto di vista esecutivo che espressivo. Gli altri due movimenti sono meno critici, ma il "Presto agitato" conclusivo se eseguito a passo di carica è emozionante. Ed anche qui ci vuole un pianista che siapari al compito.... ma non è detto che sia quello che prevale anche nel primo movimento, ed allora le cosa si complicano!!!!
Senza voler essere esaustivo, e tenendo conto del fatto che spesso questa sonata si trova all'interno di cofanetti integrali delle sonate e non in dischi singoli, io potrei restringere il campo a sole tre edizioni. Senza per questo voler dire che tutte le altre sono immeritevoli di attenzione, ci mancherebbe altro (io da solo ne posseggo altre 15 oltre queste tre!!!)
Il primo disco:
Registrazione dal vivo del 1968, piuttosto intellegibile. Prima cosa: Backhaus fu un buonissimo pianista, il Backhaus degli anni '68 e 69, in Beethoven, è veramente magistrale, per più motivi che qui sarebbe troppo lungo spiegare, e molto diverso dal sé stesso precedente. E' l'unico a dare al primo movimento un taglio assolutamente nonstereotipato, teso, quasi drammatico. Mozzafiato. Il resto della sonata è sullo stesso livello. Ripeto, come suono siamo al buon livello delle riprese monofoniche e radiofoniche di quegli anni.
Il secondo disco possibile è questo:
Ashkenazy tiene in perfetto equilibrio malinconia, lirismo e tensione drammatica nel primo movimento, ed è poi ottimo nel resto. Grande tocco, oltretutto, Potrebbe essere anche un pretesto per comprare la sua integrale delle sonate di Beethoven: a parte le prime sei sonate (che non si incontrano bene con lo stile pianistico del nostro), dalla setttima sonata in poi questa integrale prende il volo, ed è una delle più belle in commercio, e molto fuori dal coro come qualità interpretativa.
Il terzo disco possibile è molto recente:
Schiff ha riletto in questi ultimi anni il Beethoven sonatistico come grande ricercatore di timbri e sonorità preziose. Una sorta di anticipatore del linguaggio poi di Debussy, e non solo un anticipatore del linguaggio orchestrale che poi avrà sua massima espressione in Liszt. Ovvio che in una sonata come quella in questione trovi uno dei suoi momenti migliori. E' un Beethoven (come tutti i Beethoven più significativi, meno stereotipati) estremamente pregevole quello di Schiff, ma dal punto di vista muscolare, virtuosistico, disinteressato ad emozioni forti. Quindi chi cerca anche il grande gesto virtuosistico potrà non trovarlo completamente soddisfacente. E sbaglierebbe....
Ciao!